CIAO A TUTTI

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domenica 31 gennaio 2010

Il gatto e i bambini


Per via delle convinzioni preconcette, sul pericolo che correrebbero bambini ed anziani in presenza del gatto, li si è privati di conoscere e condividere la gioia che potrebbe donargli. Si è portati a credere che siano due le cause che possono giustificare il fascino che un neonato può destare in un gatto, in particolar modo quando di trova dentro la culla: la presenza del latte nei rigurgiti che in qualche maniera lo attirerebbe e, il fatto che il piccolo dorma molto e che sia sempre al calduccio. Nei primi mesi di vita del bambino, bisognerebbe evitare che il gatto entri nella stanza del bambino, e che non associ la carenza delle cure e attenzioni prestategli con l’arrivo del neonato. Ciononostante, è essenziale che il piccolo interagisca con l’animale intorno al quinto mese di vita, sempre che il gatto acconsenta. I problemi potrebbero iniziare quando il bambino inizia a fare i primi passi e diventa particolarmente aggressivo, specialmente nei confronti dell’animale, circostanza che si può evitare sorvegliando attentamente entrambi. E’ necessario inoltre insegnare al bambino il rispetto verso l’animale. Del resto il gatto è propenso a far entrare il bambino in contatto con l’ambiente circostante, attraverso la stimolazione cinestesica. Le grida dei piccoli possono però spaventare il gatto, il cui carattere indipendente lo porta a relazionarsi più o meno precocemente, compromettendone le qualità delle loro interazioni future. Questo spiega il motivo per cui il bambino in seguito, preferisce di giocare non col proprio gatto, ma con altri gatti. Il bambino a qualsiasi età, apprende in fretta a plasmare i propri atteggiamenti quando si trova in presenza dell’animale, ne rispetta i desideri, impara ad essere paziente, ed ai più piccoli insegna a dominare i propri gesti e a misurare i propri vocalizzi, trovando in lui un ottimo compagno che lo inserisce tra gli adulti, attraverso l’esperienza ludica.

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